“Facebook è gratis e lo sarà sempre”. Fino a pochi anni fa era questo il motto che accompagnava il brand del social network più famoso. Ma è ormai dal 2019 che questa frase è svanita nel nulla. Non che sia diventato a pagamento… o comunque non ancora. Sì, perché ormai il rischio c’è: è notizia delle ultime ore che si vorrebbero rendere i due social di proprietà di Meta, ossia Facebook e Instagram, a pagamento. Non per tutti ma solo per chi vorrebbe una versione senza le pubblicità che sono diventate sempre più presenti negli ultimi anni sui due social.

A dare notizia di questa idea al vaglio del management dell’azienda di Silicon Valley è il New York Times. Secondo un articolo pubblicato qualche giorno fa, infatti, meta potrebbe introdurre account a pagamento senza pubblicità in Europa, sia per Facebook che per Instagram. Questo è, con ogni probabilità, un tentativo di monetizzare con i due social network senza il dover necessariamente ricorrere agli inserzionisti, soprattutto perché offrire la possibilità di realizzare inserzioni sui due social ha provocato non pochi grattacapi nei tempi recenti a Meta, che spesso ha dovuto confrontarsi con le esigenze di tutela della privacy richieste dalle autorità della comunità europea (e relative sanzioni).

L’idea è quella di offrire degli abbonamenti a pagamento agli utenti di Facebook e Instagram garantendo una fruizione dei due social senza l’invasione delle inserzioni pubblicitarie. Un vantaggio per gli utenti, che così non avrebbero la loro bacheca piena di proposte commerciali, ma soprattutto per Meta, che monetizzerebbe senza il dover ricorrere alla necessità di vendere spazi pubblicitari, con le relative problematiche legate alla questione privacy.

Meta, le inserzioni e la nostra privacy

Senza dilungarci troppo, è il caso di sintetizzare brevemente il meccanismo alla base della monetizzazione di Meta tramite i propri social. Se Facebook e Instagram sono gratis, Meta come fa a fatturare così tanto da essere una delle multinazionali più grandi al mondo? Offrendo la possibilità a ogni tipo di attività commerciale, dalle mega multinazionali, fino al barbiere sotto casa, di utilizzare i suoi social per effettuare inserzioni pubblicitarie.

E così sui social ogni tipo di attività commerciale può acquistare spazi pubblicitari, spendendo poche decine di euro al mese, fino a migliaia e migliaia di euro. Le inserzioni sui social offrono, però, una possibilità che fino alla loro nascita per gli inserzionisti era pressocché impossibile avere: una profilazione quanto più aderente possibile al loro target, dal punto di vista non solo quantitativo ma anche qualitativo.

Anche in questo caso non scendiamo in tecnicismi ma cerchiamo di spiegare la cosa con un semplice esempio. Poniamo che un negozio di articoli sportivi voglia pubblicizzarsi a Verona, la città dov’è lo store. Con i mezzi tradizionali della pubblicità, come ad esempio le affissioni in strada o passaggi in radio o tv, non avrebbe mai potuto avere la possibilità di indirizzare né di sapere quante delle persone realmente interessate all’attività (quindi in target) verrebbero raggiunte dalla comunicazione. La novità introdotta dai social è proprio questa, ossia che è possibile impostare le campagne direzionandole all’attenzione delle persone in target.

Come? Chi realizza inserzioni sui social ha la possibilità di impostare un target di riferimento: si può scegliere la zona in cui devono essere le persone a cui si vuole direzionare il messaggio, l’età delle stesse, il sesso, ma soprattutto gli interessi, altre ad altre cose.

Quindi, praticamente, l’inserzione verrebbe rivolta a chi sui social ha manifestato interessi sportivi e non a chi, per esempio, ha manifestato interessi per la lettura o per l’abbigliamento classico (questa una sintesi estrema). Col tempo, inoltre, ha iniziato a registrare anche i siti internet che visitiamo, i prodotti che acquistiamo ecc.

Come ci riesce Meta? Semplicemente conosce i nostri interessi e riesce a tenere traccia di gran parte dei nostri spostamenti online. E utilizza queste informazioni per metterle a disposizione degli inserzionisti, ricevendo il pagamento delle inserzioni. Questo meccanismo di raccolta delle informazioni negli anni si è scontrato spesso con le varie istituzioni a tutela della privacy, soprattutto in Europa, e spesso Meta si è ritrovata a pagare sanzioni miliardarie.

Detto questo forse è più chiaro come mai abbia deciso di tagliare la testa al toro e cercare di ottenere due piccioni con una fava: monetizzare con gli abbonamenti ed evitare di vendere spazi pubblicitari dovendo offrire questa mole di dati per far effettuare le inserzioni.

A quanto riferito dal New York Times, Meta intende comunque continuare a offrire la versione gratuita con pubblicità di Facebook e Instagram in Europa. Inoltre non è ancora dato sapere da quando si potrà scegliere se abbonarsi o restare nella versione gratuita o, ancora più importante, quanto un’eventuale versione a pagamento potrebbe costare.